A giugno 2024, Makoto Saito ha discusso una tesi di laurea al Japan Advanced Institute of Science and Technology dal titolo “Ecosistemi di apprendimento per le organizzazioni di club che promuovuono la fidelizzazione dei soci – Reti personali negli allenamenti di gruppo presso un Dojo di Aikido: analisi qualitativa e quantitativa”.
Siamo sempre interessati a uno sguardo ampio sull’Aikido e sulle discipline marziali e certamente un contributo scientifico che per di più viene dal Giappone merita qualche riflessione.
Innanzitutto colpisce l’impostazione e la prospettiva con cui si guarda alla pratica. Fin dalle premesse, l’Autore è chiaro nel distinguere tra ambiti di formazione istituzionali (aziende, università) e luoghi, come i Dojo, in cui si punta ad ottenere un apprendimento permanente a lungo termine.
Il Dojo, in questa prospettiva, è un luogo in cui si converge per la scelta di arricchire la propria esistenza, in modo svincolato dalla finalità economica di una formazione, per esempio, professionale.
La condivisione del tempo libero e delle medesime finalità necessita certamente una minima organizzazione per il disbrigo degli aspetti pratici, tuttavia il gruppo di pratica è visto come “orizzontale”, come un gruppo di pari, poco o per niente gerarchicizzato, se non per l’esperienza maturata.
La differenza tra incontri informali con amici che condividono lo stesso hobby e il Dojo risiede, per Saito, nella continuità e nell’organizzazione delle attività necessarie per una formazione continuativa che miri a “imparare divertendosi”.
Se ci limitassimo a riflettere su queste premesse e le applicassimo come criterio di analisi alle realtà nostrane, potremmo ragionare per ore. Per esempio sul fatto che il rapporto senpai–kohai è un vincolo di responsabilità ma non crea, nella mentalità originale, supposte gerarchie. Oppure sul fatto che la formazione continua è una scelta in cui il divertimento non dovrebbe mai mancare…
Ma andiamo oltre.
Il ruolo dell’ecosistema di apprendimento
Nel contesto di un Dojo, Makoto Saito mostra come si sviluppa quello che viene definito “ecosistema di apprendimento”: un sistema che coinvolge la co-creazione di valore, l’apprendimento cooperativo e l’intelligenza collettiva. Tale ecosistema permette ai membri del Dojo di migliorare non solo nelle tecniche, ma anche nel rispetto reciproco e nella gestione delle relazioni umane.
L’elemento centrale di questo ecosistema è la libertà di scelta. Ogni praticante sceglie il proprio compagno di allenamento in base alle proprie preferenze, e questa libertà ha un impatto diretto sulla qualità dell’apprendimento. Tuttavia, la scelta di un partner non adatto può portare alla distruzione del valore co-creato durante la pratica. Per evitare questo, il Dojo si autoregola grazie all’intelligenza collettiva, una sorta di coscienza condivisa tra i membri, che stabilisce implicitamente le regole per mantenere un ambiente positivo e collaborativo.
Anche qui, pensando alle nostre latitudini, a volte dovremmo domandarci se le scelte nel selezionare un compagno di pratica siano poi così libere o meno. Tra il fuggi fuggi generale perché “io con quell’appestato non voglio praticare” e la creazione dei sotto-gruppi, probabilmente c’è lo spazio per tornare ad una pratica di respiro più ampio.
La co-creazione del valore nell’Aikido
La co-creazione del valore è uno degli aspetti più rilevanti dell’ecosistema di apprendimento dell’Aikido. Questo concetto, mutuato dalla teoria economica, si applica perfettamente nel Dojo, dove il valore non viene “consumato”, ma continuamente creato attraverso le interazioni tra praticanti. Durante il keiko, il praticante non solo acquisisce conoscenze e abilità fisiche ma anche abilità sociali e relazionali. Ogni scambio con un partner di allenamento diventa un’opportunità per crescere insieme, rafforzando il legame tra i membri e stimolando la motivazione intrinseca che spinge ognuno a continuare nel tempo.
Apprendimento cooperativo e continuità
L’apprendimento cooperativo è un altro pilastro fondamentale. La pratica -che in Giappone, ricordiamo è quotidiana- è costruita sulla ripetizione delle tecniche in coppia, con ruoli attivi e passivi (tori e uke) che si invertono continuamente. Questo sistema si basa sulla reciproca fiducia e sulla collaborazione, elementi che creano un terreno fertile per una crescita condivisa e collettiva.
Secondo l’analisi di Saito, uno dei motivi principali per cui i praticanti continuano a lungo nella disciplina è proprio questa interazione collaborativa. Il keiko è strutturato in strutture cicliche e ricorsive, dove ciascun praticante sperimenta sia l’esecuzione che la ricezione della tecnica, promuovendo un apprendimento bilanciato. Cambiare regolarmente partner durante una sessione di pratica consente ai praticanti di adattarsi a differenti approcci (o, se si è a un seminario: stili), abilità e livelli di esperienza, rendendo la pratica più ricca e varia.
Intelligenza collettiva: Un’autoregolazione naturale
Un aspetto unico dell’ecosistema di apprendimento dell’Aikido è il concetto di intelligenza collettiva. In un ambiente come quello del Dojo, le dinamiche interpersonali non sono formalizzate da regole rigide, ma emergono naturalmente. L’intelligenza collettiva svolge un ruolo cruciale nel mantenere l’armonia all’interno del gruppo. I praticanti, consapevolmente o inconsapevolmente, regolano i loro comportamenti in base ai bisogni del gruppo, sostenendo la coesione e assicurando che l’apprendimento rimanga costruttivo per tutti.
Questo sistema di autoregolazione riduce i conflitti interpersonali, favorisce la fiducia reciproca e garantisce che anche i membri più deboli o inesperti siano integrati in modo efficace. Nel tempo, questo rinforza il senso di appartenenza al gruppo e la motivazione a continuare la pratica.
L’Aikido come veicolo per lo sviluppo personale
Oltre all’aspetto tecnico, la pratica dell’Aikido favorisce lo sviluppo di abilità cognitive e emotive, che possono essere definite come “conoscenza somatica”. Questa forma di conoscenza si basa su esperienze corporee che non possono essere facilmente trasmesse verbalmente ma che si acquisiscono attraverso l’azione e la ripetizione. La capacità di percepire lo stato dell’altro, di rispondere in modo appropriato ai suoi movimenti e di sincronizzarsi con il flusso della sua azione sono tutte abilità che si sviluppano solo con la pratica.
Questo processo è fondamentale per il concetto di “maestria” nell’Aikido, che non si basa su competenze intellettuali, per quanto queste facilitino la comprensione di alcuni aspetti della disciplina, piuttosto sulla capacità di agire spontaneamente e con chiara intenzione in situazioni reali, grazie alla profonda conoscenza del proprio corpo e delle dinamiche relazionali.
In conclusione…
L’Aikido rappresenta una via marziale unica che, attraverso il suo ecosistema di apprendimento, promuove la crescita personale e collettiva. Grazie a un ambiente di apprendimento cooperativo e autoregolato, i praticanti possono migliorare non solo nelle tecniche fisiche, ma anche nelle abilità sociali e relazionali, favorendo una pratica che può durare per tutta la vita.
La co-creazione del valore, l’apprendimento collaborativo e l’intelligenza collettiva sono i cardini su cui si basa la sostenibilità a lungo termine della pratica. In un mondo sempre più frammentato, l’Aikido offre un modello di apprendimento e sviluppo che mette al centro la connessione con gli altri, l’armonia e il rispetto reciproco, facendo di ogni Dojo non solo un luogo di allenamento, ma una comunità di apprendimento senza fine.
Siamo grati a Makoto Saito, che porta un cognome molto impegnativo nel campo dell’Aikido, per averci offerto una prospettiva ragionata sulla dimensione relazionale del Dojo e su come questa dovrebbe essere impostata per una pratica davvero arricchente.